martedì 20 novembre 2012

LA UE NON VUOLE AIUTARE L'ITALIA PER IL TERREMOTO DELL'EMILIA ROMAGNA. Di Angelo Mortati Presidente del Movimento Patria Nostra


La notizia è abbastanza brutale. Germania, Olanda, Finlandia, Gran Bretagna e Svezia non vogliono pagare la parte loro spettante dellesborso di 670 milioni di euro del fondo demergenza sulle catastrofi naturali proposto nel bilancio rettificativo per il 2012 dalla Commissione europea per il terremoto in Emilia Romagna. Naturalmente le autorità, compreso il rappresentante dellItalia, specificano che non è in questione il principio dell'aiuto, cosa ovvia, ma di fatto sono i paesi più in regola con i conti quelli che non vogliono aiutare lItalia.

La cosa brutale è che non la vogliono aiutare neanche per una calamità come il terremoto, evento per il quale di solito non cè un popolo, a cominciare proprio dagli Italiani, che non senta il bisogno e il desiderio di correre in aiuto in ogni modo possibile. È indispensabile a questo punto fermarsi un momento a riflettere sui rapporti psicologici e affettivi presenti fra i vari paesi dellUe e che questo episodio mette in luce forse meglio che non le numerose occasioni precedenti proprio perché un terremoto non è colpa di nessuno e provoca in chi lo subisce un trauma, una perdita di sicurezza e di speranza che va molto oltre alleffettiva perdita materiale.

Come mai tanta durezza verso i terremotati italiani? Da parte di paesi poi che sicuramente non sono poveri e che rifiutano di contribuire a una cifra piccolissima in rapporto ai bilanci Ue, bilanci cui pure lItalia partecipa, comprese le nuove orribili e mastodontiche torri che la Bce ha preteso per i suoi uffici e che sono costate diversi miliardi. Ebbene i nostri politici debbono prendere atto del fatto che l'unificazione europea è un progetto fallito. Ma fallito è dire poco. Non soltanto ha impoverito tutti i popoli esponendoli alla depressione economica e ai rischi di una moneta priva di Stato e di conseguenza debolissima, ma ha finito col suscitare nei popoli obbligati a una convivenza non voluta sentimenti negativi che normalmente non avrebbero avuto.

Sono tutti paesi dellOccidente europeo, talmente diversi per carattere, per stile di vita, per lingua, per storia, per creatività letteraria e artistica che è folle supporre che possano assimilarsi. I politici hanno dimenticato che avevano assicurato con l'entrata nell'Ue una specie di paradiso terrestre. Ciampi e Prodi facevano scorrere in mirabili spettacoli televisivi cascate scintillanti della nuova moneta davanti agli occhi degli italiani a promessa di straordinaria ricchezza. Eppure non è, o non è soltanto la crisi economica di per sé, a indurre l'angoscia della perdita. È la sicurezza che con l'Ue non ci sarà futuro e che la crisi, le terribili statistiche dei disoccupati, ne sono soltanto l'indice concreto.

Non risulta che qualcuno abbia protestato per la decisione presa dalla Banca europea d'investimenti (Bei) e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) insieme alla Banca mondiale, di fornire oltre 30 miliardi per un piano d'nvestimenti nei Balcani e nell'Europa centrale per rilanciare la crescita in diciassette paesi della regione alle prese con l'impatto della crisi dell'Eurozona. L'Est europeo non ha ancora sperimentato cosa significhi l'unificazione: è debole, è povero, si aspetta di migliorare in tutto con la vicinanza delloccidente. Verrà, e verrà presto, il giorno in cui anche lEst europeo non amerà sentirsi dominato dalla Germania e forse allora sarà più facile a tutti esprimere con chiarezza i propri sentimenti. Non è infatti la Germania in sé che suscita sentimenti ostili nellUe ma il suo essere, in quanto la prima della classe, chiamata a guidare e a indurre gli altri sulla strada delle virtù. È uno fra i molteplici motivi che hanno spinto i costruttori dellunificazione a progettarla: tenere legata la Germania costringendola a tenere tutti stretti nelle sue corde. In un carcere, infatti, nessuno è più prigioniero del carceriere. Ma un carcere è un carcere. Qualcuno sta già tentando di aprire le porte.

Angelo Mortati
Presidente Movimento Patria Nostra

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